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Un’Europa con l’anima, utopia possibile Il nuovo Codice proposto a Camaldoli

ANGELO

PICARIELLO

inviato a Camaldoli ( Ar)

Il cammino per una Unione Federale inizia da qui, dall’eremo dove i cattolici democratici italiani si riunirono 82 anni fa, a guerra ancora in corso, per mettere le basi di una Costituzione che ripudia la guerra come strumento di composizione dei conflitti internazionali. Un’Europa che sia in grado di incidere sui processi di pace, che faccia «quello che l’Europa ha dimostrato di saper fare», dice la professoressa Patrizia Giunti, presidente della Fondazione Giorgio La Pira, il “sindaco santo” che oggi ricordiamo come straordinario interprete di quel realismo cristiano capace di sperare quando tutto indurrebbe a disperare. Non è un cammino che inizia oggi, e tanto meno oggi si conclude. Fu il cardinale Matteo Zuppi a evocare per la prima volta una “Camaldoli europea”, e ieri alla presentazione di “Un codice per una nuova Europa” - elaborato da 115 esperti (giuristi, politologi, economisti, operatori sociali) coordinati dall’associazione “Nuova Camaldoli” di Firenze - è intervenuto con un messaggio nel quale ha ringraziato Paolo Magnolfi e i suoi collaboratori : «Perché la nuova Camaldoli?», si è chiesto Zuppi. «Perché occorre la capacità di sognare e di indicare i valori e le strade, i programmi anche, come nel 1943. Ecco - ha aggiunto -, dobbiamo rifare lo stesso per l'Europa. Ripartendo dai padri fondatori, facendo nostri i sogni ma anche la consapevolezza, l'urgenza la necessità dell'Europa», evocata da Sergio Mattarella in quello stesso incontro, due anni fa. Soprattutto, ha proseguito il presidente della Cei, «fra i valori dell'Europa c’è n’è uno, la centralità della persona, in cui c'è tanto cristianesimo ma anche tante idealità che rappresentano lo stesso humus ». Una centralità che non diventare però «un campionario di diritti individuali». Zuppi ha anche indicato i due temi principali di questo appello che parte da Camaldoli e che chiede agli Stati e agli uomini di buona volontà di assumere una nuova iniziativa: un lavoro per la pace e una nuova governance europea.

« In un momento così difficile, sperimentiamo la debolezza dei meccanismi, la necessità però di questi meccanismi e quindi della loro manutenzione, la necessità di pensarci insieme». Per il riarmo di cui si parla Zuppi riconosce, proprio nel segno dei padri fondatori, «la necessità della Difesa, della costruzione di una Difesa comune, che sia indispensabile sia per la sua efficacia ma soprattutto per quello che rappresenta, Da fare insieme», raccomanda. Così la politica estera che sia comune anch’essa «se vogliamo che i valori dell'Europa aiutino il mondo a sfuggire a una disumanizzazione e ad una logica della forza che umilia la persona e molte volte diventa distruttiva ». Un’Europa che sia, conclude Zuppi, «nel segno della “Fratelli tutti”, che è l'unica via per evitare la catastrofe della guerra e l'ingovernabilità del mondo».

Difesa comune, quindi. Mentre, ha aggiunto la professoressa Giunti nel corso del dibattito successivo, «quando sento che Francia e Germania si riarmano la storia insegna che c’è da preoccuparsi».

Il lavoro dell’associazione fiorentina “Nuova Camaldoli” è iniziato nel 2018 e la scorsa estate si è interfacciato con la Settimana sociale di Trieste che ha dedicato all’ “Europa delle giovani generazioni” una delle piazze della democrazia. Ne è scaturito «un processo che abbiamo accompagnato con simpatia», spiega il professor Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato scientifico e organizzatore della Settimana sociale. «Il 90% dei cittadini europei vorrebbe un’Europa più unita a presidio della pace - ha aggiunto -. C’è un forte tasso di fiducia nelle istituzioni europee, specie fra i giovani, che fatica a farsi sentire». Fra le proposte c’è anche quella di un commissario europeo per la pace, Stefano Zamagni vedrebbe bene anche la previsione di un ministero per la pace in ogni Stato membro, «magari senza portafoglio, che potrebbe essere previsto con facilità da parte di tutti, non comportando l’obbligo di finanziamenti». Il professor Antonio Maria Baggio propone anche la creazione di «corpi civili di pace europea» e una «Protezione civile di dimensione europea». Il processo è durato 6 mesi. Avviato a febbraio è proseguito con gruppi di lavori, che hanno approfondito i diversi punti, per mettere assieme le politiche europee, non solo pace e Difesa, ma anche politica estera, ed economia: le cose stanno insieme. «Una federazione che parta con chi ci sta», auspica Nerozzi. «Come ci sono stati dei Paesi fondatori, ci saranno Paesi ri-fondatori, e sarebbe un bel segnale se la Gran Bretagna, uscita frettolosamente dall’Unione, e che già mostra di essersene pentita, mostrasse interesse a questa ri-partenza ». Un tentativo realistico, in ogni caso: «Non nasce oggi la Camaldoli europea, ma da oggi chi, soprattutto fra noi cattolici, ha interesse a costruire un’Europa della pace ha un progetto con cui confrontarsi e al quale, se ritiene, aderire», concludeNerozzi.

All’incontro sono arrivati anche i saluti del presidente dell’Azione Cattolica italiana, Giuseppe Notarstefano, e dell’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli. «L’impegno ad agire diventa per tutti urgente - ha scritto l’arcivescovo -. Quindi a Camaldoli si ritorna e da qui si riparte.

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Il messaggio del cardinale Zuppi, presidente della Cei: «Tra i valori dell’Ue c’è la centralità della persona», quindi la via da percorrere è quella della “Fratelli tutti”. Le idee di Nerozzi, Zamagni e Baggio per istituzioni preposte alla pace

Un momento dell’incontro di ieri al Monastero di Camaldoli per il lancio del “Codice per una nuova Europa” / Picariello

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