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«Vangelo, poveri, giustizia e dialogo» La missione senza confini dei Saveriani

LAURA

CAFFAGNINI

Dal Marocco alla Thailandia, dal Brasile al Congo: nelle voci dei superiori maggiori della congregazione fondata da san Guido Maria Conforti, i volti e le vie dell’annuncio cristiano in contesti in cui la Chiesa spesso è minoranza

Parma

«Fare del mondo una sola famiglia». Il motto di san Guido Maria Conforti, vescovo di Parma e fondatore dei Missionari Saveriani, è risuonato alla Conferenza dei superiori maggiori (Cosuma) dal 9 al 23 giugno nella Casa Madre della congregazione. «Siamo nati nel 1895 per annunciare il Vangelo in contesti in cui il Vangelo non era conosciuto – spiega ad Avvenire il generale Fernando Garcia Rodriguez –. Il carisma rimane, i contesti sono cambiati». Nel 1899 i saveriani approdarono in Cina da dove furono cacciati nel 1950. L’espulsione «è stata anche una grazia: lo Spirito ci ha permesso di arrivare in Giappone, Indonesia, Bangladesh, Sierra Leone, Repubblica democratica del Congo, Burundi, Brasile, Messico, Stati Uniti. Oggi siamo presenti in venti Paesi».

All’inizio la missione era finalizzata alla conversione dei popoli non cristiani. «Dopo il Concilio Vaticano II, dove è possibile si fa il primo annuncio, ma la missione è anche testimonianza di vita con i più poveri. L’ideale di Gesù è il Regno di Dio, i cui germi sono sparsi in tante culture e religioni. Siamo chiamati a costruire ponti per dire che siamo fratelli e sorelle», afferma il generale. La Cosuma, che ha riunito ventiquattro superiori in plenarie, gruppi di lavoro, liturgie, era dedicata alla formazione e alla condivisione dei progetti in atto. «L’incontro ci ha rafforzato nella percezione di essere un corpo solo con diverse membra e ci ha dato una visione d’insieme. Dà soddisfazione vedere confratelli di Chiese locali nate e cresciute grazie alle nostre missioni».

Nel mondo ci sono quasi settecento saveriani, trenta i nuovi professi. Servizio pastorale, dialogo interreligioso, condivisione della vita, opere sociali, lotta per la giustizia sono alcune declinazioni dell’annuncio. L’apertura più recente è nel nord del Marocco, a Fnideq. Riprende Garcia: «Nel mondo musulmano ci sono gruppi che fanno una lettura fondamentalista del Corano, ma c’è una maggioranza pacifica, che vuole il bene, con la quale si creano legami di fraternità. È importante una presenza cristiana non proselitistica, ma che vuole condividere quanto ha ricevuto: il dono dell’amore fraterno. Chi vuole il bene la percepisce ed è aiutato ad aprirsi».

È l’esperienza del messicano Rolando Ruiz Durán, superiore della Spagna. «Questo è uno dei momenti più belli della mia missione. A Fnideq ci hanno accolti molto bene. Dalle Suore Adoratrici abbiamo ereditato un Centro di formazione femminile che offriamo alle donne come luogo per incontrarsi, imparare lo spagnolo e sviluppare la loro crescita personale. Mi chiamano “padre” anche se sono musulmane. Vedo la bellezza dei loro volti e la bellezza del cuore nel modo di esprimere la bontà e la cura per gli altri. Abbiamo un bel rapporto anche con i sufi, con i quali condividiamo la preghiera, e organizziamo pellegrinaggi islamo-cristiani ». In Thailandia, grattacieli e bidonville, la missione saveriana è nata nel 2012. Due comunità operano nei villaggi e nei campi profughi, una opera in una baraccopoli di Bangkok. Il superiore è Alex Brai, sardo. «Lavoriamo nell’educazione dei bambini, molti dei quali sono fuggiti dal Myanmar, e nella formazione cristiana, oltre che nelle emergenze nei casi di violenza. Non sempre possiamo aiutare come vorremmo». La particolarità di questa missione è la vita comunitaria con laici e laiche internazionali. «Siamo una realtà sempre più interculturale e legata al laicato anche giovanile. Il carisma di Conforti non è rivolto solo a consacrati. I thailandesi sono un popolo accogliente. Collaboriamo con la Chiesa locale e con gli altri religiosi. Il servizio che offriamo ai buddhisti è bello; forte è il loro desiderio di conoscere Gesù Cristo che apprezzano per il suo amore».

La pastorale indigenista e la pastorale della terra caratterizzano la missione saveriana nel nord del Brasile. La prima, spiega il superiore Pedro Saúl Ruiz Álvarez, messicano, una lunga esperienza con i Kaiapò, «ci permette di fare dialogo interculturale e interreligioso». Padre sinodale nel 2019, Alvarez riconosce che il Sinodo dei vescovi ha collocato l’Amazzonia al centro dell’attenzione mondiale. «Avere ascoltato i suoi vescovi e il grido della terra mi ha aiutato. Tornando in Brasile abbiamo fondato un gruppo di lavoro post sinodale per portare avanti le istanze emerse».

Bernard Cibambo Rubibi, congolese, è regionale dei saveriani nella Repubblica democratica del Congo. «Mentre annunciamo il Vangelo denunciamo ciò che si oppone al Regno. Sono ancora tanti i nodi a livello di giustizia e diritti umani. Smascheriamo la corruzione, cerchiamo di sensibilizzare le comunità. Le nostre enormi risorse naturali sarebbero una benedizione, invece diventano quasi una sciagura a causa della sete di ricchezze degli Stati e delle multinazionali che manovrano i Paesi vicini a noi. Chi difende gli interessi del popolo viene messo a dura prova: il vescovo Munzihirwa è stato ucciso, ma anche giornalisti e persone di cui nessuno parla. Quattro nostri martiri saranno beatificati il 18 agosto».

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Parma: i partecipanti alla Conferenza dei superiori maggiori (Cosuma) della congregazione dei Saveriani

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