La Bibbia guida nella scelta del rischio E un banchiere fa il sogno del faraone
CARLO
BELLAVITE PELLEGRINI
La parabola dei talenti è un’illustrazione dei diversi tipi di investimento per ottenere un rendimento dai beni disponibili
Anche lo scenario della “terra buona” ha un significato teologico, come sottolineava il cardinale Martini: la relazione con il Signore costituisce la migliore allocazione possibile della nostra esistenza
Uno degli elementi centrali della finanza aziendale, oggetto di studio nei corsi di base delle facoltà di economia e di finanza in tutto il mondo riguarda l’esistenza di un legame fra rendimento di un’attività reale e/o finanziaria e il suo grado di rischio. A parità di rendimento, infatti, un investitore sceglierà l’attività reale e/o finanziaria caratterizzata da un rischio minore. Analogamente se due attività hanno stesso rendimento e stesso rischio, devono avere lo stesso prezzo, altrimenti un investitore, in assenza di imperfezioni o fallimenti di mercato, sarà in grado di vendere le attività sopravvalutate e comprare quelle sottovalutate, riportando, mediante questo processo, noto come “arbitraggio”, il prezzo delle diverse attività nuovamente in equilibrio. M entre la definizione e il calcolo di un rendimento ex post di un’attività finanziaria è relativamente semplice – si tratta di sommare cedole, dividendi e variazioni di prezzo dei titoli - la definizione del concetto di rischio, nonché la modellizzazione di tecniche predittive che misurino, ex ante, il rendimento di equilibrio di una determinata attività finanziaria costituiscono un tema sempre verde negli studi di finanza aziendale.
R ispetto agli aspetti sopra descritti, sia il Nuovo, sia l’Antico Testamento hanno qualcosa da suggerirci. Se si prende in esame Matteo, 25, 14-30, ovvero la celebre parabola dei talenti, leggiamo al versetto 16 (la traduzione è mia): «Quello, avendo preso cinque talenti, essendo andato a ottenere un risultato in loro (nei cinque talenti), ne guadagnò altri cinque». L’impiego da parte del primo servo del capitale di cinque talenti, non sappiamo in quale tipologia di business, né con quale specifico grado di rischio e neppure su quale orizzonte temporale, ottiene un rendimento molto elevato, ovvero il 100%. In modo del tutto analogo, nel seguente versetto 17, si propone, da parte del secondo servo, una prospettiva di investimento simile, anche se con importi assoluti minori. D iverso è invece il caso del terzo servo che decide di nascondere quanto ha ricevuto. Il padrone non rimprovera infatti al terzo servo di non avere investito, ma che «avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con interesse» (Matteo 25,27). Il padrone non consiglia infatti al terzo servo di cui probabilmente conosce le modeste capacità e a cui ha affidato un solo talento, un investimento rischioso. Gli consiglia, tuttavia, di effettuare un deposito remunerato con un tasso di interesse d’equilibrio privo di rischio presso un banchiere. Questa prospettiva sottende implicitamente l’idea che qualunque azione, anche poco rischiosa, diversa dal nascondere il bene ricevuto, porti con sé un rendimento positivo. Si delineano pertanto due prospettive di investimento: la prima a maggiore rischio e a maggiore rendimento, mentre la seconda, peraltro solo consigliata dal padrone, a minore rischio e a minore rendimento. A ltrove, nella Scrittura, il concetto di rendimento comporta anche una prospettiva sia tecnologica, sia esistenziale, ovvero quella di una benedizione sul nostro cammino. Nella parabola del seminatore in Marco 4, 3-8 da un punto di vista economico tale esempio potrebbe essere paragonato a un progetto di investimento con quattro diversi scenari e relativi pay-off con probabilità e rendimenti diversi. L o scenario della terra buona comporta rendimenti positivi rilevanti e crescenti fino ad arrivare al centuplo, mentre negli altri scenari descritti i risultati testimoniano non solo l’assenza di rendimento, ma anche la perdita del capitale. In un corso di esercizi spirituali tenuto a dei missionari in Kenya nell’estate del 1985, Carlo Maria Martini commentava: « L’intenzione di Gesù è certamente di mettere in guardia, però è ricca di elementi più complessi. L’accento cade sull’ultimo risultato e con una particolarità. Anche se non sono un esperto di agronomia, mi sembra che, ordinariamente, un seme non produca il cento nemmeno nel migliore dei casi. C’è un’esagerazione nella parabola e dove c’è un’esagerazione c’è il punto nodale, la leva su cui si vuole fare forza». Questa semina ha un chiaro significato teologico ed esistenziale. Nella Scrittura la relazione con il Signore costituisce il migliore investimento possibile, quello che ha rendimenti potenzialmente crescenti all’infinito.
I n materia di rischio la finanza aziendale postula nella maggior parte dei suoi teoremi, la celebre distribuzione gaussiana o normale, nel senso che le osservazioni si distribuiscono in modo armonico rispetto alla media delle stesse. Negli esempi precedenti fa eco il tema del rischio, al cui proposito la Scrittura propone un punto di vista interessante. In Genesi 41, 7 Giuseppe, figlio di Giacobbe interpreta il sogno del faraone. Chi interpreta i sogni nella Bibbia parla per il Signore. Si tratta del celebre sogno delle «sette vacche belle di aspetto e grasse» e delle «sette vacche brutte di aspetto e magre» e, nuovamente, «delle sette spighe grosse e belle» e poi «delle sette spighe vuote e arse dal vento». È lo stesso concetto che viene ripetuto due volte.
I l sogno prospetta due scenari economici molto diversi fra loro: quello della massima prosperità e successivamente quello di una crisi molto profonda. Entrambi gli scenari risultano essere persistenti, dal momento che non sono di breve periodo, ma durano entrambi sette anni. Ci troviamo pertanto di fronte a una varianza importante di rendimenti rispetto a uno specifico investimento non diversificabile, perché deriva dal raccolto che in Egitto dipende, a sua volta, dalle piene del Nilo. La varianza dei rendimenti di tale investimento non rispecchia la distribuzione gaussiana. N el racconto biblico, infatti, ci troviamo davanti a due opposti scenari che enfatizzano le code della distribuzione dei rendimenti, il primo molto favorevole, il secondo molto sfavorevole. Siamo di fronte a un peso importante delle code della distribuzione con una distribuzione dei rendimenti che Mandelbrot (2004) definì come « varianza selvaggia» dove il primo scenario rappresenta un «cigno bianco» e il secondo un «cigno nero». Evidenze recenti della storia finanziaria mettono in luce questi scenari di varianza selvaggia, come i sette anni molto positivi fra la Dotcom Bubble del 2000 e la Great Financial Crisis del 2007-2009 e i successivi 7 anni molto negativi. A questo proposito conservo una testimonianza diretta dalla mia attività professionale. In un colloquio di qualche anno fa Carlo Fratta Pasini mi confidò ripercorrendo la sua esperienza alla presidenza del Banco Popolare: «Vede, professor Bellavite, registrammo per parecchi anni ottimi risultati, ben superiori alle nostre capacità e ai nostri meriti. Successivamente registrammo pessimi risultati, anche questa volta molto oltre i nostri eventuali limiti o demeriti». Si trattava di una versione contemporanea e inconsapevole del sogno interpretato da Giuseppe.
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La storia dei servi e del padrone raccontata nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo evidenzia che qualsiasi azione, diversa dal non fare nulla, porta con sé un ritorno positivo


Vincent van Gogh, Il Seminatore (1888)