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Proseguire sulla via del Concilio «Ecco perché mi chiamo Leone»

MIMMO

MUOLO

Roma

C’è una bussola che il Papa vuole seguire nel suo pontificato. Ed è quella del Concilio Vaticano II. C’è un primato da riaffermare, ed è quello di Cristo Risorto in mezzo a noi. C’è una modalità nell’esercizio del suo ministero petrino, che intende mettere in atto, ed è quella di farsi aiutare dai cardinali. E infine c’è una sollecitudine da praticare ed è quella contenuta nella scelta del nome: rispondere alla nuova rivoluzione industriale rappresentata anche dal diffondersi dell’intelligenza artificiale.

Sono i pilastri di un altro discorso a suo modo programmatico, il terzo dal momento dell’elezione, di Leone XIV. Il nuovo Vescovo di Roma lo ha rivolto ieri ai cardinali (tutti, non solo gli elettori), riuniti nell’Aula del Sinodo, la stessa in cui si erano tenute le Congregazioni generali prima del Conclave. Discorso che dunque di quegli incontri contiene l’eco e gli argomenti, filtrati ovviamente attraverso la personale sensibilità del Pontefice, che non ha fatto mistero di chi sia per lui il Papa. A cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno Successore - ha rimarcato infatti -, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo».

L’incontro, durato due ore, si è svolto in due parti. Prima il discorso del Papa, poi l’ascolto dei porporati «per poter sentire quali consigli, suggerimenti, proposte » avessero da fare. «Cose molto concrete, di cui si è già parlato un po’ nei giorni prima del Conclave », ha aggiunto il Pontefice, che ha raccolto anche gli interventi per iscritto di quelli che per ragioni tempo non hanno potuto prendere la parola. Il discorso soprattutto contiene notevoli spunti di riflessione. Tutti posti in un alveo emblematico: «Vorrei - ha detto Leone XIV - che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II». E proprio in questo alveo si inserisce anche quella sorta di agenda delle priorità pastorali, ricavata sulla falsariga di Evangelii Gaudium di papa Francesco, la cui «preziosa eredità» il suo successore ha detto di voler raccogliere, riprendendo il cammino». Eccoli, dunque i punti di quella “agenda”. «II ritorno al primato di Cristo nell’annuncio, la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana, la crescita nella collegialità e nella sinodalità, l’attenzione al sensus fidei, specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare, la cura amorevole degli ultimi, e degli scartati, il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà». Il tempo ci dirà se questo elenco indica anche una gerarchia di importanza. In ogni caso, ha aggiunto, «si tratta di principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, di valori attraverso i quali il volto misericordioso del Padre si è rivelato e continua a rivelarsi nel Figlio fatto uomo, speranza ultima di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità». Il Papa ha quindi spiegato perché Leone. «Diverse sono le ragioni », ha sottolineato. Ma «principalmente perché il papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».

Sul piano più spirituale il Papa ha ricordato: «È il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa e che continua a ravvivarla nella speranza, attraverso l’amore riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato. A noi spetta farci docili ascoltatori della sua voce e fedeli ministri dei suoi disegni di salvezza, ricordando che Dio ama comunicarsi, più che nel fragore del tuono e del terremoto, nel sussurro di una brezza leggera o, come alcuni traducono, in una “sottile voce di silenzio”. È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo popolo di Dio che ci è affidato». Papa Prevost non ha mancato poi di notare come la grandezza della Chiesa si sia espressa anche nel doloroso commiato a papa Francesco. Essa, la Chiesa, ha rimarcato «è il grembo da cui anche noi siamo stati generati e al tempo stesso il gregge, il campo che ci è dato perché lo curiamo e lo coltiviamo, lo alimentiamo con i Sacramenti della salvezza e lo fecondiamo con il seme della Parola, così che, solido nella concordia ed entusiasta nella missione, cammini, come già gli Israeliti nel deserto, all’ombra della nube e alla luce del fuoco di Dio». Infine l’auspicio che san Paolo VI, nel 1963, pose all’inizio del suo ministero petrino: «Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull’umanità, ancora e sempre, l’abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo».

Il Papa ha quindi rivolto suo grazie ai cardinali. «Siete i più stretti collaboratori del Papa e ciò mi è di grande conforto nell’accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque. La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità. So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l’aiuto del Signore, e, per sua Grazia e Provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il Vicario di Cristo». Leone XIV ha ringraziato espressamente il cardinale decano Giovanni Battista Re. «Merita un applauso, se non di più », ha detto. «La sua sapienza, frutto di una lunga vita e di tanti anni di fedele servizio alla Sede Apostolica, ci ha molto aiutato in questo tempo ». Grazie anche al cardinale camerlengo, Kevin Farrell «per il prezioso e impegnativo ruolo che ha svolto nel tempo della Sede Vacante. Un grazie infine anche ai porporati che «per ragioni di salute, non hanno potuto essere presenti. Mi stringo a loro in comunione di affetto e di preghiera ». Leone XIV, che ieri si è recato a Genazzano e a Santa Maria Maggiore sulla tomba di Francesco, continua a risiedere nella sua abitazione dell’ex Sant’Uffizio. Attesa la decisione definitiva sulla nuova residenza.

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