Alla deriva per 7 giorni, poi il naufragio Così sono morti 60 migranti in mare
DANIELA
FASSINI
Quella barca era stata segnalata una settimana fa. Ed è rimasta alla deriva nel Mediterraneo per sette giorni. E così ecco un altro, l’ennesimo, naufragio nel Mediterraneo: almeno 60 persone hanno perso la vita su quel gommone sgonfio alla deriva. Sono morte di fame, di sete e di stenti. I loro corpi sono stati gettati in mare dai superstiti, soccorsi dalla nave Ocean Viking di Sos Mediterranee. Sono in tutto 25 i sopravvissuti che hanno raccontato di quel terribile viaggio. Fra le vittime anche quattro donne e almeno due bambini. I migranti hanno raccontato di essere partiti da Zawiya, in Libia, 7 giorni prima di essere salvati. Il motore della barca si è rotto dopo 3 giorni, lasciandoli alla deriva senza acqua e cibo. Stando a testimonianze raccolte dai volontari dell’organizzazione, alcuni dei sopravvissuti hanno visto per giorni volare aerei ed elicotteri sul gommone ormai alla deriva ma non hanno mai ricevuto soccorsi.
A intervenire è stata poi la nave Ocean Viking. Per due di loro ieri è stata necessaria un’evacuazione medica con la Guardia Costiera italiana. «Due persone svenute - riferiscono da Sos Mediterranée - che le nostre squadre non sono riuscite a rianimare sono state trasportate in Sicilia in elicottero. Tutti gli altri al momento del soccorso soffrivano di ipotermia, e ustioni di benzina».
«Un altro naufragio nel Mediterraneo Centrale causa circa 60 dispersi. I migranti sono stati in mare, senza aiuti, per una settimana. Il sistema di soccorso in mare è ancora ampiamente insufficiente ed è urgente fare di più per salvare vite» ha scritto su X Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Agenzia Onu per le migrazioni (Oim) del Mediterraneo. Intanto proseguono i soccorsi a raffica nel Mediterraneo centrale. Altri 113 naufraghi, tra cui 6 donne e 2 bimbi, sono stati tratti in salvo sempre dalla stessa nave che il giorno prima aveva soccorso i naufraghi del gommone alla deriva. «Ieri sera (mercoledì sera, ndr), il nostro team è stato incaricato dalle autorità italiane di soccorrere un natante, assistito da Trotamar III spiegano da Sos Mediterranee -. L’equipaggio della barca a vela aveva distribuito giubbotti di salvataggio ai naufraghi sulla barca di legno ». In mattinata poi la nave umanitaria ha salvato altre 88 persone. Il gommone stracarico su cui viaggiavano è stato intercettato anche grazie a Seabird2, il velivolo di ricognizione di Sea Watch.
«Una pattuglia della guardia costiera libica era sul posto, si è tenuta a distanza – racconta Sos Mediterranée -. Il ponte è stato allertato da un mayday di Frontex e Itmrcc ha chiesto di intervenire».
A bordo di Ocean Viking ci sono adesso 224 sopravvissuti, fra questi 35 sono minori non accompagnati. Le autorità italiane hanno assegnato Ancona come porto di sbarco. «Il viaggio di 1.450 km rischia di peggiorare le condizioni mediche dei naufraghi, alcuni sono ancora attaccati all’ossigeno per riprendersi», dicono da Sos Mediterranee. L’Ong ha già chiesto l’assegnazione di un porto più vicino.
Nuovi sbarchi anche a Lampedusa: dopo i 107 arrivati la notte scorsa in 207 sono stati soccorsi da capitaneria di porto e guardia di finanza nelle ultime 24 ore. Un primo gruppo, composto da 45 tunisini e siriani, é stato agganciato mentre navigava su un barcone di 8 metri. A bordo pure quattro donne e sei minori. Ai soccorritori hanno dichiarato di essere partiti da Chebba, in Tunisia. Il secondo, con altre 45 persone di nazionalità bengalese, pachistana, eritrea e sudanese, é partito invece da Zuara, in Libia. Stesso punto di partenza dal quale hanno iniziato il viaggio gli ultimi 127 arrivati, fra cui tre donne e due minori. Sarebbero, secondo quanto dichiarato, sudanesi, marocchini, bengalesi, pachistani, siriani, egiziani e indiani. Tutti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove gli ospiti sono adesso 324. Intanto l’ultima tragedia del mare ha acceso anche la protesta delle Ong che operano nel Mediterraneo. «Mentre Alarm Phone è in contatto con le persone a rischio di annegamento in mare, l’Italia sta trattenendo le navi di soccorso delle Ong che potrebbero salvarle » scrive la Ong su X chiedendo di «mettere subito fine fine a questa pratica cinica e mortale!». «L’ennesimo dramma che si poteva prevenire», commenta Medici senza frontiere. «L’ultimo naufragio – aggiunge Federica Franco, capo missione – mette in luce anche responsabilità politiche importanti. L’Unione Europea e l’Italia portano avanti il respingimento degli arrivi e il controllo delle frontiere invece di creare modi sicuri e legali per uscire dalla Libia».
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La nave dell’Ong, dopo aver fatto altri salvataggi, ora è diretta verso Ancona con 224 persone.
«Il porto è troppo lontano, i naufraghi sono distrutti»
Sopra: il gommone alla deriva su cui viaggiavano i migranti annegati. Sotto: cure e assistenza a bordo della nave / Sos Mediterranée