La corsa a ostacoli dei minori stranieri soli In transito cercano ospitalità per poche notti
ILARIA
SESANA
Aziz (nome di fantasia) ha 16 anni e viene dal Marocco, è arrivato in Italia da solo, senza genitori. I volontari del Naga -storica associazione milanese che si occupa di assistenza sanitaria e legale ai migranti- lo hanno incontrato una sera durante un’uscita dell’unità di medicina di strada nei pressi della Stazione Centrale. Aziz aveva freddo e paura, aveva già trascorso alcune notti all’addiaccio, voleva dormire in un posto sicuro. La legge è chiara: i minori non accompagnati devono essere collocati in un luogo sicuro. Di giorno sarebbe bastato accompagnare il ragazzo agli uffici comunali preposti, ma quando i volontari del Naga lo hanno incontrato era tardi e gli sportelli già chiusi. I volontari, quindi, hanno seguito le indicazioni fornite dal Comune: hanno accompagnato Aziz al più vicino commissariato di polizia spiegando che il giovane voleva essere identificato e inserito in un percorso di accoglienza. Ma la risposta degli agenti è stata negativa: nonostante le insistenze dei volontari Aziz è stato invitato a rivolgersi ai servizi sociali il giorno dopo. Solo grazie all’escamotage suggerito da un poliziotto, la denuncia di un furto, il ragazzo ha potuto restare nei locali della polizia per la notte.
Quella di Aziz è una delle storie raccolte dai volontari del Naga che, tra il 2023 e il 2024, hanno monitorato la presenza di minori stranieri non accompagnati a Milano raccogliendo le storie di quanti si sono rivolti ai loro sportelli e di quelli incontrati durante le uscite dell’unità di medicina di strada nell’area della Stazione Centrale. Le storie e i numeri sono contenuti nel report “Soli e male accompagnati” che mette in luce alcune criticità del sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a Milano e che Avvenire ha avuto in anteprima. I minori soli incontrati tra il 2023 e il 2024 sono stati 133. La maggior parte (89) sono i cosiddetti “transitanti”: afghani per lo più che hanno attraversato la “Rotta balcanica”. Per loro Milano è solo un punto di passaggio e vogliono raggiungere altri Paesi europei, per questo nella maggior parte dei casi rifiutano l’accoglienza istituzionale che prevede l’identificazione, il che li costringerebbe a fermarsi in Italia.
«Tutti i minori transitanti -si legge nel report- esprimono il bisogno di avere un luogo di ospitalità, anche se solo per pochi giorni”. La maggior parte di loro è stata ospitata dai volontari di “Rete Milano”, che accolgono proprio i migranti in transito».
Ci sono poi i minori che -come Aziz- hanno chiesto accoglienza. Le difficoltà in questi casi emergono soprattutto quando l’incontro con i volontari avviene di sera, di notte o nei fine settimana: su 17 ragazzi accompagnati presso il più vicino comando o commissariato, solo quattro sono stati presi in carico, altri due sono stati rinviati al giorno dopo mentre altri 11 sono stati “rimbalzati”.
«Se le forze dell’ordine non accolgono la richiesta di presa in carico e i servizi del Comune sono chiusi, chi si occupa della primissima accoglienza?», chiede Maurizio Pitozzi, uno dei volontari dell’unità di medicina di strada del Naga. L’associazione evidenzia la mancanza di indicazioni omogenee e come la presa in carico spesso dipenda dall’esperienza o dal buon cuore del personale di turno. Per questo chiede che le istituzioni preposte «concordino, condividano e soprattutto mettano in atto un protocollo preciso sulla procedura di segnalazione della presenza dei minori stranieri non accompagnati ». Oltre a un’attività di formazione e informazione nei confronti di poliziotti e carabinieri.
L’analisi svolta dal Naga allarga poi lo sguardo a tutto il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. E pone l’accento su un altro elemento particolarmente preoccupante: il basso numero di ragazzi in carico al sistema di accoglienza SAI che, al momento della maggiore età ottiene i documenti per continuare il proprio percorso di integrazione sul territorio. Dai dati forniti dal Comune di Milano emerge come sui 392 neo-maggiorenni accolti nel 2023 sono state presentate solo 166 richieste. Numeri bassi che si spiegano, da un lato con difficoltà burocratiche (l’impossibilità per molti minori di avere il passaporto del Paese d’origine) e dall’altro con percorsi di accoglienza troppo brevi.
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I volontari del Naga hanno incontrato 133 ragazzi soli.
La maggior parte sono “transitanti”:afghani che hanno percorso la rotta balcanica e vogliono raggiungere altri Paesi

Due bambini siriani salvati dalla Life Support di Emergency il 17 maggio 2024. ANSA / CECILIA FERRARA (minori, msna, migranti, ong, nave, generica, simbolica)