«Basta con il peccato e con la guerra»
LORENZO
ROSOLI
Proposta pastorale 2024-2025, l’arcivescovo Delpini chiama Milano a resistere al male continuando con tenacia e sapienza a educare e operare per la pace Il Giubileo? “Tempo sabbatico”. Al centro: preghiera e relazioni. Riscoprire il sacramento della Riconciliazione. No al «consumo individualistico della Messa»
Essere Chiesa che riconosce il primato della grazia di Dio e della dimensione contemplativa della vita, per abitare il Giubileo del 2025 come «tempo sabbatico» che riporta al centro la preghiera e le relazioni. E dire «basta con il peccato ». E «basta con la guerra». E «resistere al male continuando con tenacia e sapienza» a operare per la pace. Ecco il cammino al quale la diocesi di Milano – Chiesa missionaria e sinodale – è chiamata dal suo arcivescovo, Mario Delpini, nella proposta pastorale Basta. L’amore che salva e il male insopportabile
(Centro Ambrosiano, 60 pagine, 4 euro), disponibile da ieri nelle librerie cattoliche e liberamente accessibile da www.chiesadimilano.it.
Il documento «invita a rinnovare la fiducia nella grazia di Dio che basta per perseverare nella vita cristiana e propone di dire “basta!” al male con cui i figli degli uomini tormentano gli altri e se stessi». «Ritengo pertanto doveroso – sottolinea il presule – richiamare a riconoscere il primato della grazia e quindi l’irrinunciabile dimorare nella dimensione contemplativa della vita, nell’ascolto della Parola e nella centralità della Pasqua di Gesù che si celebra nell’Eucaristia ». Da qui l’appello a vigilare perché la «tradizione operosa» che caratterizza le comunità ambrosiane non ceda alla «tentazione» dell’attivismo e del «protagonismo frenetico». Il centro della proposta pastorale, insiste Delpini, «è sempre l’anno liturgico, ossia la celebrazione del mistero di Cristo, che si distende nell’arco temporale dell’anno». Mistero del «Figlio di Dio» che «ci rende figli di Dio». Ecco, dunque, l’invito rilanciato in vista del 2025 quando si compiranno i 1.700 anni dal Concilio di Nicea, al quale dobbiamo la formula secondo cui «il Figlio è della stessa sostanza del Padre»: che fare perché questa verità possa essere «fonte di vita e di pensiero per il nostro tempo»? Inviti ulteriori, quelli a «evitare un consumo individualistico della Messa » e a riscoprire il «legame sorgivo» della carità con «la grazia di Dio che sgorga dai sacramenti, dall’Eucaristia in particolare». Il nuovo anno pastorale, che si aprirà il 7 settembre, vedrà l’introduzione della seconda edizione del Messale Ambrosiano: sia un’«occasione» per «rendere le celebrazioni attrattive e edificanti per tutto il popolo di Dio». Sempre guardando al prossimo futuro, ecco Delpini testimoniare la gioia della diocesi per l’annunciata canonizzazione di Carlo Acutis, e chiamare ragazzi e giovani a guardare al beato «per diventare con lui amici di Gesù».
Ma il 2025 è anzitutto l’anno del Giubileo. Nel quale «è opportuno che ci sia un tempo, per esempio il mese di gennaio, non tanto per ulteriori riunioni e discussioni, ma per sospendere, per quanto è possibile, le attività ordinarie e vivere un “tempo sabbatico”, dedicato non a fare qualche cosa, ma a raccogliersi in una preghiera più distesa, in conversazioni più gratuite, in serate familiari più tranquille». Il Giubileo è tempo prezioso per rilanciare il nostro “basta con il peccato”. E il Sacramento della Riconciliazione. «La forma della confessione e assoluzione individuale è la più diffusa», riprende Delpini, ma «è esposta al rischio di un’enfasi sproporzionata sul “dire i peccati”, piuttosto che sul celebrare la grazia del perdono», e di «essere una pratica troppo individualistica. Pertanto è saggio proporre, motivare e curare la celebrazione comunitaria della Riconciliazione con confessione e assoluzione individuale». Inoltre: «Il confessore può suggerire anche un’opera di carità per il bene degli altri o della comunità oltre che una preghiera o un atto di devozione ». Ma c’è un altro “basta”, in queste pagine. «Noi figli e figlie di Dio, discepoli di Gesù e tutti gli uomini e le donne di buona volontà e di buon senso dobbiamo essere uniti nel gridare: basta con la guerra», scrive Delpini. «La fiducia nell’umanità, nelle istituzioni, nella cultura, nelle religioni è messa a dura prova. Ci uniamo a papa Francesco per invocare segni di pace come i segni necessari per il Giubileo. Ci sembra di essere inascoltati da politici impotenti e forse inclini piuttosto a incrementare gli armamenti che a costruire la pace. Perciò invito tutte le comunità a vivere con particolare impegno quel servizio che è più coerente con la nostra missione e promettente, cioè l’educazione alla pace».
Completa il documento una sezione – Annuncio, missione, sinodalità: ricòrdati del cammino percorso – che ripercorre i passi compiuti dalla diocesi per mettere sempre più al centro la missione – dall’avvio delle comunità pastorali al Sinodo minore Chiesa dalle genti alla creazione delle Assemblee sinodali decanali. Un cammino che continua, nell’«obbediente ascolto» di quanto proposto dal Sinodo dei vescovi e dal Cammino sinodale delle Chiese in Italia. La prospettiva additata dallo Spirito? «La Chiesa dovrà vivere la pastorale di insieme, dovrà custodire ed esercitare la responsabilità per la missione e dovrà fare questo con il metodo sinodale». Ebbene: in questa «società innovativa, operosa, aperta e insieme incerta, spaventata, disperata», conclude il presule, «la comunità cristiana ambrosiana vive la fecondità del seme, del sale, del lievito perché si conferma e si riconosce come il tralcio unito alla vite che solo così può portare molto frutto, secondo la promessa e lo stile di Gesù».
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«Riconosciamo il primato della grazia e l’irrinunciabile dimorare nella dimensione contemplativa della vita». Le comunità ambrosiane non cedano alla «tentazione del protagonismo frenetico»

Invito i nostri ragazzi a guardare a Carlo Acutis per diventare con lui amici di Gesù, per riconoscere che le debolezze personali sono il luogo in cui si manifesta la forza misteriosa di Dio, per scoprire che ciascuno è chiamato alla santità, in qualunque situazione della vita si trovi

L’annuncio della salvezza, la proclamazione del Vangelo, la pratica della lectio perché la Parola di Dio sia lampada per il cammino della vita, invitano ad accogliere il dono della vita nuova.
La “vita vecchia” è insopportabile: basta con il peccato!

L'arcivescovo Mario Delpini sulle terrazze del Duomo/ Ansa