WELFARE DI RECIPROCITÀ PER RICUCIRE I DIVARI
GIUSEPPE
NOTARSTEFANO
Uno straordinario aumento delle prospettive di vita in condizioni non sempre in buona salute, una dinamica demografica di progressivo invecchiamento generalizzato della popolazione, il crollo delle nascite e della fecondità, si assottiglia le presenza di giovani che risultano però più istruiti e con maggiori competenze digitali, anche se spesso in fuga dalle aree interne dove i territori diventano sempre più fragili e vulnerabili rispetto ai cambiamenti climatici: sono alcuni dei principali fatti stilizzati suggeriti dal ricco repertorio di dati ed analisi offerto dal Rapporto annuale dell’Istat.
Al cuore del volume, che in 242 pagine descrive la situazione del Paese offrendoci coordinate interpretative, scenari internazionali e quadri di approfondimento che “atterrano” su temi specifici, campeggia un capitolo dal tema suggestivo “Una società per tutte le età”. Si tratta di uno sguardo diacronico e disaggregato per età che parte dalla considerazione che oggi si trovano a convivere diverse generazioni portatrici di bisogni e interessi differenziati che fanno i conti con una forte discontinuità demografica all’interno dei diversi territori del Paese. Ma credo che, non forzando troppo lo stile rigoroso dello statistico, tale focalizzazione è suggestiva e provoca ad una riflessione sull’urgenza per il nostro Paese di ritrovare un sentiero nuovo per la coesione sociale che attraversi la sfida del dialogo ad ogni livello, soprattutto intergenerazionale.
Il processo di concentrazione delle risorse, umane particolarmente, indotto dalla globalizzazione negli scorsi decenni ha contribuito ad ampliare i divari territoriali: accanto alla polarizzazione tra Nord e Sud del Paese, è emersa con forza in questo ultimo decennio una ulteriore divaricazione tra aree interne e aree metropolitane. Le prime assistono ad una sostanziale desertificazione demografica e produttiva, le seconde soffrono per le esternalità, sociali e ambientali, dell’elevata agglomerazione. Crescono anche divari sociali e intergenerazionali: anziani soli e fragili bisognosi di cure e nuclei familiari sempre più piccoli e vulnerabili anch’essi con una crescente domanda di cura.
Il miglioramento notevole della sopravvivenza dovuto all’innalzamento dell’età e della speranza di vita si coniuga con la dinamica di invecchiamento della popolazione; così come la “singolarizzazione” sociale si intreccia con la generatività. C’è, in tal senso, una progressiva procrastinazione di scelte di autonomia delle persone, come uscire fuori dalla famiglia di origine o mettere al mondo dei figli. Dinamiche sociali complesse che ci stimolano ad una profonda e corale riflessione sul ruolo che potrà e dovrà avere sempre di più la capacità della società civile, il “Terzo Pilastro” di cui parla Raghuram Rajan. Diventa urgente intraprendere, per certi versi riprendere, con coraggio la ricerca di un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, che promuova modelli imprenditoriali, organizzativi e di welfare centrati sulla reciprocità e sulla cura.
Nel concludere la sua presentazione del rapporto il prof. Francesco M. Chelli ricorda che disporre di informazioni accurate e fruibili non può essere dato per scontato. Esse sono il frutto di uno sforzo complessivo e integrato di ricercatori e studiosi la cui reputazione è al servizio dei cittadini. Un bene comune prezioso che può alimentare la fiducia delle persone e migliorare la qualità delle istituzioni. Le statistiche ufficiali, nel tempo dell’infodemia e dell’allucinazione delle pseudonotizie, ci supportano nell’elaborazione di una rappresentazione articolata e significativa delle condizioni di vita delle persone e di quelle dinamiche sociali, economiche e territoriali. Il compito dei dati è produrre consapevolezza, arricchire la conoscenza dei fenomeni sociali, sollecitare tutti quanti hanno responsabilità a livello educativo, civile e amministrativo.
Presidente Azione Cattolica
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