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«Negligenza e impreparazione Netanyahu ha creato il vuoto»

L’INTERVISTA ALL’EROE DI FORT BUDAPEST NELLA GUERRA DEL KIPPUR

Tel Aviv

Classe 1940, Motti Ashkenazi, capitano riservista delle Forze di Difesa Israeliane durante la Guerra di Yom Kippur, fu comandante di Fort Budapest, l’unica fortificazione israeliana sul Canale di Suez che non cadde in mano agli egiziani. Acclamato eroe di guerra, guidò la prima manifestazione nella storia di Israele di soldati che protestarono in massa contro Golda Meir e il ministro della Difesa Moshe Dayan, ottenendo un ampio sostegno pubblico: a tre mesi dalla fine della guerra l’esecutivo crollò e il partito laburista, che aveva governato Israele fin dalla sua fondazione, cadde nella polvere.

Molti analisti paragonano la catastrofe di sabato 7 ottobre a quella del 6 ottobre 1973, quando ebbe inizio in conflitto di Yom Kippur.

Non si possono davvero paragonare queste due guerre perché la prima era tra Stati (Egitto e Siria) e questa contro un sistema terroristico transnazionale. Inoltre, era una guerra tra soldati, mentre oggi sono stati coinvolti direttamente, e strategicamente, civili, molti dei quali sono stati fatti ostaggi nell’Enclave. Anche per il numero di morti, in uno solo giorno, è una catastrofe di proporzioni mai viste nella storia di Israele. Ma sicuramente, oggi come allora, non possiamo negare la negligenza da parte del governo e dell’intelligence.

Come si è arrivati a una simile falla, sia governativa che dei servizi segreti?

È un problema le cui radici affondano nel 2019, quando il primo ministro ha deciso di fare piazza pulita di tutti i potenziali interlocutori di centrodestra per garantirsi l’appoggio incondizionato della destra estremista dei coloni e degli ultraortodossi, parlamentari del tutto impreparati sia sul piano militare che su quello diplomatico. Netanyahu è riuscito, in modo sistematico, a creare un vuoto di leadership che comincia dall’esecutivo e si ripercuote a cascata su tutti gli altri apparati del Paese, incluso l’Esercito, che si è trovato completamente impreparato, sia dal punto di vista logistico che dal punto di vista strategico, ad affrontare un attacco di tali proporzioni.

Rispetto a Yom Kippur, una delle variabili più complesse da gestire è quella degli ostaggi civili a Gaza.

Non sappiamo ancora quale sarà il prezzo da pagare ma sicuramente sarà molto alto.

Va detto che molti degli ostaggi sono cittadini stranieri, o con il doppio passaporto, e questo avrà un peso cruciale nella negoziazione non solo con Israele ma anche con gli altri Paesi coinvolti (Francia, Germania, Nepal, Tailandia, Inghilterra, Usa).

Ci saranno conseguenze regionali?

Quanto accaduto ha un collegamento con il mondo occidentale che, dai trattati di Olso del ‘95, ha completamente dimenticato e congelato la questione mediorientale, che ora dovrà necessariamente essere affrontata non solo dai Paesi direttamente coinvolti ma da tutta la diplomazia internazionale, onde evitare un collasso totale della regione che potrebbe avere forte ripercussioni anche sugli equilibri mondiali.

Quali invece potrebbero essere le ripercussioni interne al Paese?

Da 10 mesi il popolo israeliano è in piazza in difesa della democrazia. Tra loro, in prima linea, i soldati, che da mesi temevano che sarebbe successo quello che è accaduto. Non mi stupirei affatto se, a guerra finita, proprio come dopo Kippur, saranno i militari e le voci indipendenti che da 40 sabati guidano il movimento anti-riforma a costruire una nuova leadership politica, in grado di colmare il grande vuoto lasciato da un primo ministro che per salvarsi dai suoi guai giudiziari ha abbandonato un intero Paese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Motti Ashkenazi: «Il primo ministro si è circondato di collaboratori impreparati sia sul piano militare che su quello diplomatico»

Motti Ashkenazi

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