SERVE UNA PAROLA (DOPO I SILENZI)
DIEGO
MOTTA
Quante altre tragedie del mare saremo disposti ad accettare ancora? Quante morti di migranti verranno considerate come “vittime collaterali” della guerra senza quartiere (per ora inefficace) che abbiamo dichiarato ai trafficanti di uomini? La verità è che tante piccole Cutro si stanno ripetendo nel Mediterraneo, ma alla fine rischia di vincere l’indifferenza. Non si vede più nulla, perché i naufragi avvengono nella “terra di nessuno” che separa la Libia dalla Sicilia, privata peraltro dei riflettori garantiti dalla presenza di barche impegnate nei soccorsi, che invece di essere operative sono state bloccate a riva da leggi discutibili.
Il racconto dell’odissea di fame, stenti, silenzi fatto agli operatori di Sos Mediterranée dai pochi sopravvissuti ha squarciato ancora una volta il velo di omertà che avvolge da anni le operazioni in mare: meno si vede, meno si sa, meno dobbiamo preoccuparcene.
Eppure lo stillicidio quotidiano di Sos finiti nel vuoto, di soccorsi a metà, di chiamate di correo verso questa o quella autorità vanno avanti ormai da un decennio, con numeri sempre più impressionanti in termini di vite perdute (dato ben più drammatico di quello degli arrivi).
Le responsabilità di Bruxelles, spiace dirlo, sono pari a quelle di tante capitali europee, a partire da Roma, che a una strategia modello “Mare Nostrum”, colpevolmente cancellata dai governi di centrosinistra, ha preferito con questo esecutivo l’alternativa degli accordi bilaterali: dopo Libia, Tunisia, Albania, prepariamoci all’Egitto, al centro della prossima missione di Meloni e Von der Leyen. Eppure è ormai evidente che tentare di frenare le partenze finanziando i governi fragili del nord Africa non risolve i problemi. Sarebbe molto più utile accelerare e incentivare, come è stato promesso in più di un’occasione, la via dei corridoi umanitari, come modalità di ingresso sicura e legale per tanti migranti tentati invece dalle scorciatoie di barchini e gommoni. Sarebbe sufficiente un impegno pubblico, una parola sul tema. Necessaria, dopo il silenzio assordante che ha avvolto l’ultima tragedia.
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