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Taivè, il nuovo laboratorio ora è realtà

SOLIDARIETÀ

GIOVANNA

SCIACCHITANO

Inaugurato ieri al Gallaratese lo spazio della sartoria sociale che aiuta donne in difficoltà

È l’ultima tappa di un progetto di Caritas Ambrosiana nato nel 2009 Gualzetti: è un esempio che abbiamo voluto replicare altrove

Tempo di ringraziamenti, di abbracci e nuovi traguardi nel laboratorio di sartoria sociale di Taivé, appena inaugurato al Gallaratese. Lo spazio di via Uruguay 37 è il completamento di un progetto di Caritas Ambrosiana nato nel 2009 per promuovere l’inclusione lavorativa e sociale di donne in situazioni di fragilità. Donne coraggiose in fuga da conflitti, violenze o in gravi difficoltà. Il progetto è gestito in collaborazione con la cooperativa sociale Vesti Solidale, appartenente al Consorzio Farsi Prossimo. Le creazioni si possono acquistare nella bottega in piazza San Materno 18, nel quartiere Casoretto.

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, è soddisfatto per lo sviluppo di questa idea che è partita da lontano: «Taivé è stato uno dei primi progetti per valorizzare le persone con le persone. È stato un esempio che abbiamo voluto replicare in altri servizi». Maria Squillaci, coordinatrice instancabile, ha sottolineato come questo laboratorio «è il cuore del progetto. Cinque anni fa sono arrivate grandi donazioni di tessuti e insieme alla cooperativa Vesti Solidale abbiamo pensato di realizzare manufatti prodotti con scarti tessili. Siamo impegnati nel mantenere la dimensione sociale del progetto, ma puntiamo anche alla sostenibilità. Mettendo sempre al centro le relazioni». A cominciare da quelle con le bravissime volontarie. Flora Todeschini, consulente della sartoria, ha spiegato che «ogni sarta si è specializzata in una fase della lavorazione. Chi nel taglio, chi nella messa a punto di prototipi, chi nella selezione di piccoli avanzi per realizzare bigiotteria e accessori, chi nelle borse e nel patchwork, chi nella conduzione del negozio e nelle riparazioni».

Matteo Lovatti, presidente di Vesti Solidale, ha chiarito: «Oggi vogliamo provare a fare una cosa in più: a far sì che il laboratorio diventi un’impresa, che venda prodotti belli e funzionali, che stiano sul mercato. Inoltre, vogliamo orientarci verso la sostenibilità. Così, riparazioni, riutilizzo e trasformazione degli scarti, insieme a quello che tradizionalmente fa Vesti Solidale, possono essere una piccola risposta milanese alla grande sfida di rendere sostenibile il settore della moda e dell’abbigliamento».

I locali della sartoria sono messi a disposizione dalla parrocchia Maria Regina Pacis. Per il parroco don Andrea Meregalli è «un modo per dare un volto diverso alla nostra città e al nostro territorio che ospita anche segni che fanno guardare al futuro con una visione positiva e di speranza. Mi piacerebbe riuscire insieme a far conoscere sempre di più questo luogo».

Primo partner di Taivé è stata la cooperativa Chico Mendes Altroconsumo. Stefania Pioli, direttrice commerciale, gestisce una collaborazione nata tre anni fa: alcuni prodotti sono stati inseriti con successo nel mercato natalizio di Garabombo. Fra gli amici di Taivé c’è anche l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Alessandra Gerolin, docente di Filosofia morale, è responsabile di un progetto di service learning che consiste in un volontariato formativo. Gli studenti svolgono le attività con le sarte: imparano, si mettono alla prova e tessono relazioni. Infine, Mauro Chezzi, referente associativo del Consorzio Retexgreen e vicedirettore di Confindustria Moda ha commentato: «Siamo interessati a realtà come quella di Taivé che incarnano le caratteristiche della sostenibilità ambientale, ma anche all’orientamento sociale dei progetti».

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L’inaugurazione della sartoria con le collaboratrici e a destra don Enrico Parazzoli

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