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Varese, le comunità per i minori I progetti di Asilo Mariuccia

FULVIO

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Nuovi progetti per il reinserimento sociale e lavorativo dei minori che sono incappati nella rete della Giustizia. Sono oltre 20mila in Lombardia, gli “under 18” e i giovani adulti in carico al sistema penale, tra l’istituto di reclusione “Cesare Beccaria” e misure alternative. E a questi si rivolgono le iniziative promosse dalla Fondazione Asilo Mariuccia, storica organizzazione milanese che dal 1902 si occupa di accogliere e sostenere i più fragili. Verranno infatti realizzate due comunità penali e laboratori pratico formativi per i ragazzi nella sede di Porto Valtravaglia, nel Varesotto: potranno accogliere in tutto 90 giovani tra residenziali e ospiti del centro diurno. Si tratta di opere per un costo complessivo di 2,8 milioni di euro.

Il tema delle Comunità penali minorili è stato affrontato ieri in un incontro pubblico promosso proprio da Fam in collaborazione con la Regione, dal titolo “Oltre le sbarre la vera libertà”. « La prevenzione è saltata e queste strutture – ha spiegato la presidente della Fondazione, Emanuela Baio– rappresentano la vera àncora di salvezza per tutti quei ragazzi minorenni che hanno incontrato, loro malgrado, problemi con la giustizia: i dati in nostro possesso ci dicono che i minori che escono dalle comunità, rispetto a coloro che rimangono in carcere, riducono drasticamente la loro propensione a commettere nuovi reati. Il nostro obiettivo, attraverso questo ambizioso progetto, che abbiamo chiamato “Un porto nuovo” e che è stato presentato a Fondazione Cariplo, è quello di mettere a disposizione la nostra esperienza operando per un graduale ed efficace reinserimento sociale e soprattutto lavorativo di questi giovani».

Al convegno ha partecipato anche il ministro Carlo Nordio il quale ha riconosciuto di essere stato «colto impreparato » nell’affrontare il problema dei minori intercettati dal sistema della Giustizia: non sono stati mai così tanti e per il 47% si tratta di stranieri non accompagnati. Il guardasigilli ha parlato di «criticità esasperate da un’invasione di minorenni arrivati con i barconi» e sfruttati dai trafficanti di esseri umani ma si è impegnato a creare, anche per loro come per i detenuti adulti, attraverso specifici provvedimenti, più spazi nelle strutture detentive da destinare allo sport e al lavoro: «serve un supporto psicologico e non solo sbarre e catenacci».

Nel dibattito sono intervenuti anche l’attuale cappellano del Beccaria, don Claudio Burgio e il suo predecessore don Gino Rigoldi, entrambi anche responsabili di due comunità di riabilitazione per minori. « Per intervenire con progetti di rieducazione bisogna conoscere questi ragazzi – ha osservato don Burgio – i quali appartengono a una generazione interrotta che ha fatto fuori gli adulti, creandosi una propria società con delle regole, ma sono giovani che vivono un analfabetismo affettivo e culturale, per cui servono vie nuove: i metodi di 30 anni fa usati per i tossicodipendenti non vanno più bene. È necessario ascoltare i loro vissuti e non assumere comportamenti normativi, altrimenti il rapporto con loro non si innesca». I minori hanno bisogno, cioè, di adulti veri, «non compiacenti nè amici». « Ma servirebbe anche un imam – ha aggiunto don Rigoldi – perché quando cominciano a pregare cambiano...». Altre risposte da dare, secondo il sacerdote che per , sono una vera educazione basata sulla relazione e la capacità di fare comunità: « Allearsi con loro, sennò sono tutte chiacchiere». E, infine, secondo don Gino, presidente di “Comunità Nuova”, «questi ragazzi li teniamo troppo in carcere, eppure ve ne sono molti, nonostante tutto, che dimostrano di essere sufficientemente maturi e capaci di autonomia, creiamo allora delle comunità per adolescenti come in Francia e Spagna, facciamoli lavorare all’esterno dell’istituto di pena utilizzando l’articolo 21, poi la sera tornino a dormire “dentro”».

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Il ministro Nordio interviene al Convegno “Oltre le sbarre, la vera libertà”/ Ansa

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