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«Non serve la vittoria, è ora di fermarsi»

RAFFAELLA

CHIODO KARPINSKY

Rybakov “abbraccia” il Papa: il primo obiettivo per tutti? Mettere fine allo spargimento di sangue

«Migliaia di nostri rappresentanti di partito sono stati membri di commissioni elettorali distrettuali locali (dove si vota direttamente). Ma il sistema in Russia è ormai strutturato in modo che tutte le decisioni vengono prese prima. Se nella lista ci sono Putin e tre persone che hanno la stessa posizione politica e lo sostengono attivamente a che servono le votazioni?». A sollevare il dubbio è Nikolaj Rybakov, ecologista, economista e dal 2019 presidente di Yabloko il partito fondato da Grigorij Javlinskij. Una lunga esperienza politica che ha inizio nella sua città di origine San Pietroburgo. Insieme a Ekaterina Sokirianskaja dell'associazione Memorial ed Elena Vilenskaja della “Casa per la pace e la non violenza” è stato autore del film di denuncia sui crimini nella guerra in Cecenia a cui aveva collaborato la giornalista e attivista per i diritti umani Natalia Estemirova uccisa nel 2009.

Rybakov analizza subito le conseguenze dell’attentato a Mosca. «È troppo presto – dice – per parlare di come ciò sia diventato possibile e di quali saranno le conseguenze. Purtroppo nessuno di noi è al sicuro, basti ricordare il Bataclan di Parigi nel 2015. Il terrorismo è davvero una delle sfide principali che l’umanità deve affrontare. Se riusciremo a superare questa piaga, non lo so. Nessuno può combattere questo male da solo».

Intanto voi cercate di avvicinare i giovani alla politica e li presentate alle elezioni locali con lo slogan “Per la pace”.

Il compito principale di Yabloko è preservare la speranza delle persone per il futuro. Yabloko è il partito del futuro europeo della Russia. Siamo l’unico gruppo organizzato di persone rimasto in Russia che difende la pace e la libertà, i diritti umani e le normali relazioni di buon vicinato con altri Paesi. Stiamo facendo tutto il possibile per unire le persone che in Russia rifiutano l’aggressività, la rabbia, il nazionalismo e il populismo.

Che cosa direbbe alla società civile e ai media occidentali?

L’Europa può contribuire molto al futuro migliore per il nostro Paese. Fare della vita e della politica europea, affinché ogni russo possa dire – guarda “i valori europei, il rispetto dei diritti delle persone portano a una vita migliore per tutti”. La crescita di nazionalismi estremi e il populismo ritardano non solo un futuro migliore in Europa ma anche per la Russia, il nostro futuro comune. Non sono gli europei che possono aiutarci a realizzare cambiamenti interni, lo dobbiamo fare noi.

E il dialogo tra società civile, movimenti politici russi e occidentali?

Ci sono diverse ragioni importanti per questo dialogo. In primo luogo, la Russia è sempre stata, è e sarà uno Stato europeo. Sia geograficamente che culturalmente. Nessuno può negarlo. Il nostro destino è stare insieme. Sì, stiamo attraversando uno dei periodi più difficili nelle relazioni. Ma passerà. È importante capire che le persone in Russia si trovano in una situazione estremamente difficile e incolparle di vivere in Russia e di non essere in grado di cambiare la situazione è ingiusto. Se ammettiamo che in Russia esiste un rigido regime autoritario, allora dobbiamo ammettere che è molto difficile per le persone viverci. Diciamo che è assurdo incolpare la gente di Tallinn, Vilnius e Riga per il fatto che nel 1979 o nel 1980 in queste Repubbliche Urss non ci furono manifestazioni di massa contro l’invio di truppe in Afghanistan. E solo 9 anni dopo, nell’agosto del 1989, quasi due milioni di persone si unirono e formarono la Via Baltica, che divenne uno dei simboli della resistenza non violenta e della libertà dei Paesi baltici. E la base per un futuro comune è la vita umana. Ecco perché chiediamo ai politici e ai cittadini europei di fare tutto il possibile adesso per fermare la perdita di vite umane.

Siete anche gli unici a chiedere la tregua e di tornare al tavolo negoziale?

Come si può vedere, lo spargimento di sangue continua. Ma se torniamo alla domanda precedente, allora il passo più grande contro la repressione è la pace e la fine della perdita di vite umane. Non una sorta di “vittoria”, ma la fine della perdita di vite umane nello spargimento di sangue tra Russia e Ucraina. La vittoria non è più possibile: se nel ventesimo secolo, dopo due guerre mondiali, i politici non sono stati in grado di risolvere il conflitto senza armi, allora tutti hanno già perso. Dobbiamo fermarci. Nessuno leader mondiale responsabile di decisioni politiche nei propri Paesi cerca un cessate il fuoco immediato. In questo contesto, forse l’unica eccezione è papa Francesco. Perché la vita umana non è un valore assoluto per tutti gli altri?

© RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente del partito Yabloko: «La Russia è sempre stata, è, e sarà uno Stato europeo. Sia geograficamente che culturalmente Nessuno può negarlo, il nostro destino è di stare insieme»

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