Cesare: il ministero in ospedale e scuola
LA STORIA / 1
EMILIA
FLOCCHINI
Idiaconi permanenti sono molto spesso impegnati in servizi di carità , anche in situazioni che spaventerebbero altri. È il caso di Cesare Bidinotto, sposato con Cristina, architetto da quarant’anni e insegnante alle scuole superiori e medie da trentanove, sempre nei collegi arcivescovili dell’arcidiocesi di Milano. Il 2 ottobre 2005 è stato ordinato diacono dall’allora arcivescovo, il cardinale Dionigi Tettamanzi: subito è stato destinato al Presidio Ospedaliero Corberi a Mombello di Limbiate (Monza e Brianza).
« Il Presidio è nato nel 1962 – spiega – per accogliere bambini che mostravano segni di gravi malattie dopo il parto, o colpiti da patologie neurologiche». Il mandato ricevuto dall’arcivescovo era chiaro: «Buttare giù i muri di questa realtà , fare in modo di creare un collegamento con la città , sensibilizzare sulla fragilità ».
«All’interno di questo mondo, ho fatto delle esperienze bellissime – racconta –. Questi sono malati “invisibiliâ€, cioè sono quelli che nessuno conosce. Non sono i poveri di fratel Ettore, ben visibili nelle nostre città , che ho servito per anni». Da fratel Ettore, che ha incontrato personalmente, ha ricevuto tanto: «Mi ha insegnato come si accostano le persone, come bisogna pregare la Madonna incessantemente, come sia necessario essere tenaci e anche un po’ “arditi†nel fare il bene». Inaspettatamente, al Corberi ha scoperto come le persone qui residenti siano chiamate a sostenere tanti nella preghiera. «All’interno di questo mondo c’è una piccola chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù, consacrata dal cardinal Schuster e visitata, in occasione del centenario, dal cardinal Angelo Scola. Lì i malati vivono le celebrazioni eucaristiche, pregano per gli altri malati, ma sostengono per esempio anche le monache di clausura, che mi chiedono di aiutarle nella preghiera per casi particolari».
Sono quindi loro a costituire il “santuario vivente†del Corberi, secondo un’espressione che il diacono porta nel cuore, coniata dal cardinal Tettamanzi: «Era l’unico vescovo, tra i tanti che sono venuti, che loro chiamavano “papà â€Â», ricorda commuovendosi. «Il mio compito sarebbe quello di aiutarli, ma sono loro che aiutano me, come aiutano mia moglie e tutti i volontari che la domenica vengono per la celebrazione della Messa: così, ho imparato a stare vicino a questi “angeliâ€, come mi piace definirli».
Anche l’insegnamento è parte della missione diaconale di Cesare: dopo anni al Collegio Pio XI a Desio e al Collegio Ballerini in Seregno, attualmente presta servizio presso le Suore Sacramentine in Cesano Maderno, come docente di Tecnologia e Storia dell’Arte. «Nell’ambito scolastico spiego agli studenti anche come “progettare†la loro vita, però ricordo che uno solo mette il “timbro†di approvazione: si chiama Gesù Cristo. Io sono uno che gli porta la borsa, la matita, le squadrette, ma il grande Architetto è Lui. Il mio compito è quello di far innamorare della persona viva di Gesù le persone che incontro, soprattutto i giovani: con la mia vita, cerco di trasmettere l’amore che ho per Lui».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Opera anche tra i piccoli malati del presidio di Mombello di Limbiate

Il diacono permanente Cesare Bidinotto con la moglie Cristina