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Record di morti nel 2024: il Mediterraneo si conferma tra i mari più letali

MIGRAZIONI, L’ULTIMO REPORT DI OIM A LIVELLO MONDIALE

Malgrado un calo dei decessi nel “mare Nostrum”, il rischio per chi parte è cresciuto La denuncia di Mediterranea: deportate 600 persone dalla Tunisia

Mai così tanti morti lungo le rotte migratorie: il 2024 è stato l’anno più letale per i migranti, secondo gli ultimi dati resi noti ieri dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Lo scorso anno almeno 8.938 persone sono morte sulle rotte migratorie in tutto il mondo, un numero che supera il precedente record registrato nel 2023. «Il bilancio del 2024 conferma una tragica tendenza degli ultimi cinque anni, caratterizzati da un aumento annuale delle morti. Il numero di decessi registrati lo scorso anno supera il precedente record del 2023, quando furono documentate 8.747 morti tra i migranti», si legge nel report.

Il documento accende i riflettori anche sulla rotta del Nord Africa verso l’Europa. Le 2.452 morti documentate nel mar Mediterraneo nel 2024 non rappresentano il massimo storico annuale, «ma il numero elevato dimostra la necessità urgente di sistemi adeguati di ricerca e soccorso, così come di percorsi migratori sicuri e regolari come alternativa a questi viaggi rischiosi».

«Il Mediterraneo centrale resta la singola rotta più pericolosa al mondo – spiega Flavio Di Giacomo, portavoce Oim per il Mediterraneo – e nonostante nel 2024 si sia registrata una lieve diminuzione delle vittime in termini assoluti, il rischio per chi parte è aumentato, con un tasso di mortalità più alto rispetto agli anni precedenti. Questo bilancio tragico evidenzia l’urgenza di un cambiamento. In un mondo in cui la migrazione è non solo una questione umanitaria, ma anche una realtà geopolitica centrale e una necessità socio-economica per l’Europa negli anni a venire, servono politiche equilibrate e di lungo periodo: canali regolari e sicuri restano l’unico modo per contrastare efficacemente queste tragedie». «Anche il 2025 è purtroppo iniziato male – conclude il portavoce – con già 208 vittime nel Mediterraneo centrale, a conferma dell’urgenza di agire». Intanto mentre si cercano ancora i corpi senza vita dei quaranta migranti dispersi nell’ultimo naufragio sull’isola di Lampione a Lampedusa, nuove notizie raccapriccianti emergono dall’altra parte del Mediterraneo. Oltre 600 rifugiati sarebbero stati deportati e abbandonati nel deserto dalle autorità tunisine denunciano Luca Casarini e Don Mattia Ferrari, fondatore e cappellano della Ong Mediterranea Saving Humans, che sono stati raggiunti da messaggio di aiuto da parte di un uomo che si trovava lungo il confine occidentale della Tunisia, dove lui ed altri suoi compagni di viaggio sono stati abbandonati nel deserto. «Lui è riuscito ad inviare la posizione gps del luogo dell’abbandono – spiega Mediterranea Saving Humans – le persone sono state abbandonate lungo il confine occidentale della Tunisia, in aree impervie e isolate nelle zone di Haidra e Djebel Ghorra, senza alcun mezzo di sostentamento a pochi chilometri dalla frontiera algerina». Dopo questo messaggio, la Ong fa sapere che «non si è più riusciti a collegarsi con lui» . «Dalle nostre reti di solidarietà presenti in Tunisia, come Refugees in Tunisia – prosegue – arriva la conferma di un maxi-respingimento e deportazione avvenuti dal porto di Sfax, al termine di operazioni condotte tra domenica 16 e lunedì 17 marzo, e di recupero in mare di persone che tentavano la traversata verso l’Italia. L’operazione condotta dalla Garde National tunisina e da militari del ministero degli Interni, ha mobilitato 11 autobus nei quali sono stati caricati i profughi e i sopravvissuti al mare».

Daniela Fassini

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