Mezzo secolo accanto alle donne e ai loro bambini Festa per il primo Centro di Aiuto alla Vita d’Italia
FIRENZE
«Voglio una Chiesa col volto di madre, che comprende, accompagna e accarezza». Citando papa Francesco l’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli ha aperto ieri il convegno per i 50 anni del primo Centro di Aiuto alla Vita d’Italia nel capoluogo toscano. Tra i nomi risuonati quelli di Carlo Casini e Maria Cristina Ogier, giovane fiorentina dichiarata venerabile, a cui oggi il Cav della città è intitolato. Ma è stato ricordato anche monsignor Giancarlo Setti, mezzo secolo fa parroco della basilica di San Lorenzo, dove il primo Cav ha sede, e sostenitore del ruolo dei laicato cattolico nella società. A portare la sua testimonianza Angelo Passaleva, primo presidente del Movimento per la Vita fiorentino, Mauro Barsi, presidente dell’associazione per le adozioni a distanza Agata Smeralda, e alcune mamme aiutate, dal 1975 agli anni più recenti, a far nascere i propri figli. Tra loro c’è chi ha ricordato le testimonianze fuori dall’ordinario delle prime volontarie, la cui vita «profumava di paradiso», e chi, accolta più recentemente, ha raccontato di aver potuto «scegliere senza condizionamenti quello che volevo di più: far nascere il mio bambino, che per me era un seme d’amore». «Chi ci ha preceduto è stato profetico – ha concluso la presidente del MpV italiano Marina Casini –: a noi sta proseguire su questa strada fatta di rivoluzioni culturali e aiuto concreto».
Irene Funghi
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