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Perugia ricorda Luca, marito e padre che sapeva osare

ROBERTA

VINERBA

OGGI GLI SARÀ INTITOLATO IL CAMPO SPORTIVO DELL’UNITÀ PASTORALE

Morto a 40 anni, a lungo catechista insieme alla moglie, impegnato in tante altre attività parrocchiali. Era legato alla figura di Giovanni Paolo II

Oggi pomeriggio, in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della dedicazione della Chiesa San Giovanni Paolo II in Perugia, sarà intitolato il campo sportivo dell’Unità Pastorale a Luca Arcelli. Spontaneo chiedersi: chi è Luca? Cosa ha fatto da “meritarsi” una targa tutta per lui? Mi vene subito da rispondere alla seconda domanda: ha vissuto. Ha vissuto pienamente la vita con allegria, mordendola con la voglia di assaporare tutto, con mitezza ma anche con coraggio, con ironia e arguzia, con quel modo tutto suo di lasciar correre le cose che poi tanto s’aggiustano che era un misto di fede nella Provvidenza e una caratteriale vena naif. Chi è Luca? Ho difficoltà a scegliere il tempo verbale da usare per riferirmi a lui. Certamente al passato: è morto a quarant’anni per un terribile linfoma che l’ha consumato, dal nulla, in meno di otto mesi. La comunità cristiana dell’Oratorio San Giovanni Paolo II, del Rinnovamento nello Spirito Santo e di tutta l’Unità Pastorale San Giovanni Paolo II ha pregato insistentemente, ha digiunato, ha pellegrinato a piedi, in bicicletta, per riaverlo tra noi, perché i suoi bambini, Elena di sei e Mattia di dieci che tra due settimane riceverà al comunione e la cresima, potessero crescere con lui accanto, perché la moglie Chiara potesse vivere con l’uomo amato fin dall’adolescenza. Non è stato così. Luca è morto il 2 aprile: una data che è stata in un certo modo, la risposta di Dio alle nostre preghiere, un segno di grande consolazione. Perché Luca, cresciuto in parrocchia era diventato responsabile del gruppo dei giovani universitari, lo Shalom, e fu con lui due anni dopo la morte del Papa Santo, che organizzammo il pellegrinaggio in Polonia, sulle orme di Giovanni Paolo II. Un’avventura che ripetemmo altre volte di cui lui fu l’anima e il trascinatore. Il legame con la Polonia, con il papa polacco, è dunque “dentro” la storia di Luca e Chiara (non c’era Luca senza Chiara, anche nell’essere insieme catechisti nella comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo). Luca aveva 40 anni, laureato in economia, era professionalmente stimato, un uomo con tanti interessi, il calcio (era allenatore delle nostre squadre dell’oratorio), la bicicletta con la quale usava arrampicarsi in luoghi impervi, il trekking, una vivace curiosità intellettuale che lo ha contraddistinto fin dall’adolescenza. Quest’estate in vacanza con l’Oratorio insieme a tutta la sua famiglia si è arrampicato sui monti del Trentino, due giorni dopo il ritorno, un leggero malessere segna l’inizio della sua ultima, terribile salita al monte più impervio.

Quando lo andavo a trovare, nella cameretta di ematologia, pregavamo insieme, lui con la voce sempre più flebile e ci dicevamo che no, che non era giusto lui fosse lì, eppure alla preghiera per chiedere a Dio la guarigione, sempre univamo quella del Getsemani e la richiesta per il coraggio di fare fino in fondo la volontà del Padre. E terminavamo con la recita del Credo, quando era senza forze per parlare, lo facevo io anche per lui, per dire che, nella fede, credevamo che Dio avrebbe fatto bene tutto.

Uso ora l’altro tempo verbale: il presente. Dedichiamo il campo sportivo a Luca certi che è vivo, che dal cielo oggi, con quel suo sorriso dolce e ironico, scanzonato e leggero, ci guarda stupito di tanta attenzione e che dal cielo, con noi, canterà tanti auguri alla piccola Elena che, per un misterioso disegno della Provvidenza, oggi compie gli anni.

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Luca Arcelli con la moglie Chiara. Hanno due figli, Mattia ed Elena

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