Antonia Mesina, la purezza è la profezia
ERNESTO
PREZIOSI
Iscritta alla Gioventù femminile, nel 1935 venne massacrata da un giovane che voleva abusare di lei
Un libro scritto da Salvatore Murgia ne traccia la figura rimasta ancora poco nota. Nativa di Orgosolo venne beatificata nel 1987
La figura di Antonia Mesina, nonostante la beatificazione avvenuta nel 1987, non è molto conosciuta nel mondo giovanile. Eppure la sua breve esistenza conclusa in modo drammatico, è la biografia di una giovane donna vissuta nella prima metà del ‘900, che testimonia la bontà e l’efficacia della formazione cristiana. Salvatore Murgia ne ha tracciato un profilo efficace inserendolo nel contesto culturale e sociale della sua terra, come sottolinea nella prefazione anche il vescovo emerito di Tempio Ampurias, Sebastiano Sanguinetti (Antonia Mesina di Orgosolo (1919-1935), Kérilos Ed., Nuoro 2023). Murgia dedica una parte del volume ad una ricostruzione suggestiva dell’ambiente. Orgosolo è stata definita una «terra di santi e di banditi». L’autore descrive l’ambiente, i fatti e i personaggi di quel territorio all’inizio del ‘900 mettendone in luce, accanto ad elementi che ne marcano le caratteristiche violente, anche i valori profondi e radicati nella tradizione, nella famiglia e nella fede religiosa. Nel caso di Antonia Mesina vi è l’apporto innovativo dell’Azione cattolica e in particolare di quella Gioventù femminile (Gf ), fondata da Armida Barelli nel 1918 e ben presto estesa a tutto il territorio nazionale. Il volume descrive efficacemente l’Ac nuorese tra il 1920 e il 1935, il carattere di novità introdotto dall’associazione che con il suo metodo formativo, le sue iniziative, la diffusione della stampa, ebbe un ruolo importante nel modificare equilibri atavici e nel contribuire all’emancipazione femminile. Dalle testimonianze raccolte nella Positio del processo di beatificazione risulta evidente come Antonia avesse preso sul serio la proposta della Gf partecipando appena possibile alle sue attività e ricevendo una formazione umana e spirituale. Le diverse iniziative educative, in particolare nel 1935 la “Crociata della purezza”, l’avevano portata a maturare scelte di cui, come scriverà il quindicinale diocesano, è stata riconosciuta l’eroicità.
Il delitto, efferato, avvenuto nel maggio del 1935 (il suo assassino, un giovane compaesano che voleva abusare di lei, la uccise colpendola ben 74 volte con una grossa pietra), è raccontato attraverso testimonianze, si riferisce inoltre del processo penale conclusosi con la condanna alla pena capitale.
Il volume, ben documentato attraverso fonti d’archivio, accanto al profilo biografico e alla descrizione del contesto «di una comunità remota e indomita », dedica alcune pagine a ricostruire il processo di beatificazione, le «lungaggini» che ne hanno ritardato la conclusione, nonostante l’impegno che, già all’indomani dell’uccisione della Mesina, la Gf, e Armida Barelli in prima persona, profusero.
Quattro mesi dopo il delitto di Antonia che aveva difeso la sua purezza, nel settembre 1935, la presidente della Gioventù femminile di Orgosolo Giuseppina Buscarini rispose ad Armida Barelli, che le aveva chiesto informazioni su Antonia Mesina. La lettera fu pubblicata il 20 ottobre su « Squilli di Risurrezione », il settimanale della Gf diffuso in tutta Italia. La Barelli, che parlava di «un grande onore toccato alla nostra cara Associazione col martirio subito da una nostra sorella sarda», si recherà nel giugno 1937 ad Orgosolo e visiterà la tomba della giovane, «fulgido esempio» da proporre a tutta la Gioventù cattolica. Nel 1938 uscirà, con Vita e Pensiero, a firma di M.L. Di Pietro (pseudonimo di Pina Trocchi), una prima biografia.
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La beata Antonia Mesina