Wikichiesa Restyling: l’importanza del sito della Santa Sede
GUIDO
MOCELLIN
La notizia può sembrare riservata a una ristretta cerchia di iniziati. E come tale l’ha trattata, finora, l’infosfera ecclesiale. Si tratta della nuova veste grafica, a far data dal 26 maggio, del sito che riporta la documentazione ufficiale facente capo al Papa e alla Santa Sede (www.vatican.va), opera – scrive “Vatican News” (bit.ly/4dD7h3b) – del designer peruviano Juan Carlos Ytô di TmbLab (bit.ly/4kzlvV2). « Il Vaticano aggiorna il sito ufficiale per la prima volta in quasi trent’anni» è il titolo scelto, guardando indietro, dalla “Catholic News Agency” (bit.ly/4jtIhg9), mentre “Religion Digital” (bit.ly/4mFiu7G) punta in avanti: « Il rinnovamento arriva anche sul sito web della Santa Sede». Più analitico e più tecnico il commento di Giovanni Tridente, docente alla Pontificia università della Santa Croce, su “Agenda digitale” (bit.ly/3HcDoKU). Egli fa notare per prima cosa la migliorata «responsività, cioè la capacità di adattarsi a tutti i tipi di dispositivi di navigazione». Poi descrive l’accessibilità: «Caratteri più leggibili, colori e contrasto ottimizzato e una navigazione semplificata», nonché la riorganizzazione delle varie sezioni «in maniera più intuitiva, con menù più chiari». Infine Tridente sottolinea l’abbandono, per ora parziale, del tradizionale fondo color “pergamena” ocra, che era diventato un vero elemento “distintivo” del portale della Santa Sede, “sopravvissuto” a tutti gli aggiornamenti di sistema comunque realizzati nel corso degli anni».
Online dal Natale 1995
Vale la pena ricordare che il sito della Santa Sede era andato online per la prima volta, con una sola pagina recante la benedizione papale Urbi et Orbi, a Natale del 1995, ovvero nello stesso anno in cui prende di fatto avvio l’utilizzo civilecommerciale di Internet. La sua maternità si deve, notoriamente, a una religiosa statunitense, Judith Zoebelein, delle Suore Francescane dell’Eucaristia, entrata a servizio dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (APSA) nel 1991, non ancora quarantenne, con lo specifico mandato di armonizzare i sistemi informatici degli uffici della Santa Sede, e poi posta alla guida del piccolo staff incaricato, con il supporto di J. Navarro Valls e il consenso di Giovanni Paolo II, di mettere il Vaticano sul web. Tra fine 2020 e inizio 2021, quando il sito ha compiuto 25 anni ed è già diventato una componente dell’architettura digitale impiantata dal neonato Dicastero per la comunicazione, suor Zoebelein è stata protagonista di diverse interviste. In quella pubblicata sul sito “Katolisch.de” (bit.ly/4kxXuh6) racconta dei tre server battezzati con il nome degli arcangeli biblici e di come si arrivò a scegliere la succitata “pergamena”: «Doveva simboleggiare i 2000 anni di storia della Chiesa e lo spirito del Vaticano e della Santa Sede». Lei invece, per la consapevolezza che manifesta, potrebbe simboleggiare, a posteriori, il contributo che una donna e una religiosa porta all’interno di un’organizzazione come la curia romana.
I contenuti restano gli stessi
Il restyling riguarda l’aspetto del sito vatican.va – e sappiamo quanto esso sia importante nella comunicazione per le vie digitali – ma non i contenuti, che, se pur diversamente esposti nella vetrina dell’home page, rimagono gli stessi. E meno male: risiede infatti qui la forza e l’intelligenza di queste pagine, che consentono di accedere in tempo reale, in nove lingue, a qualsiasi testo pubblico che faccia capo alla Santa Sede: da un’enciclica papale a un’udienza a un capo di Stato e dalla pagina di un dicastero (oggi tutti hanno un proprio sito, ma in principio non era così) a quella del Collegio cardinalizio, frequentatissima in tempo di Sede vacante. Ci sono anche i “testi fondamentali” della Chiesa cattolica oggi: i documenti del concilio Vaticano I e II, i due Codici di diritto canonico, il Catechismo, il Compendio della dottrina sociale. E ci sono gli atti dei papi contemporanei, di quelli del Novecento e anche più indietro. « Il luogo di una memoria condivisa, multilingue, accessibile a tutti» come scriveva il prefetto Ruffini nel 2021 (bit.ly/43FvyB7), «la fonte prima e immediata di tutto il magistero». Sarebbe bene che, grazie anche al rinnovamento che si sta realizzando, queste pagine diventassero sempre più meta abituale dei tanti “vaticanisti” occasionali pronti, in buona fede, a dare credito a qualunque fake sul Papa e sulla Santa Sede venga messa in giro (cf., qui su “Avvenire” bit.ly/43YPVJV, “Meme, video, notizie false.
Leone XIV è virale in rete ma fate attenzione” di Emilia Flocchini e Marco Vergottini).
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