Edb, cinque libri per mettere il Credo di Nicea a tutto volume
ALLE RADICI DELLA FEDE CRISTIANA, A 1.700 ANNI DAL PRIMO CONCILIO ECUMENICO
Fra Scrittura, liturgia, teologia, ecologia, diritto (e diritti), pagine che lanciano un ponte fra l’evento del 325 e il presente
Cinque libri dalle Edizioni Dehoniane Bologna (Edb) dedicati al Credo di Nicea per andare alle radici della fede cristiana a 1.700 anni dal Primo Concilio ecumenico. S’intitola Il Concilio e il Credo. Storia e trasmissione dei simboli di Nicea e di Costantinopoli il volume curato da Costanza Bianchi, Alberto Melloni e Massimiliano Proietti nel quale si ripercorre la storia e lo sviluppo di tali formule di fede, dall’elaborazione conciliare fino alla canonizzazione e alla trasmissione nelle diverse tradizioni cristiane, con approfondimenti molteplici (liturgia, testi letterari, diritto canonico, missioni). Il volume (dal 13 giugno in libreria) dedica particolare attenzione agli aspetti filologici, paleografici, musicali e materiali, seguendo il Credo dalla tarda antichità attraverso il Medioevo e l’età moderna, fino ai più recenti sviluppi delle teologie postcoloniale, queer e femminista.
Per la prima volta in traduzione italiana, ecco il testo che ha fatto conoscere Ghislain Lafont al mondo accademico: Si può conoscere Dio in Gesù Cristo. La questione di fondo (introduzione, traduzione e cura di Davide Galimberti; dal 6 giugno in libreria). L’autore ripercorre la formazione del pensiero trinitario occidentale: vi si può intuire il ponte tra l’esperienza del divino avuta in Gesù di Nazaret e le formulazioni dei primi concili, in particolare quelle che evolvono nel dogma della Trinità. Facendo riferimento agli autori che scrivono dopo Nicea, Lafont mostra il pericolo che la teoria teologica dimentichi troppo in fretta l’esperienza storica di Gesù e ne spiritualizzi la vicenda. Nel mistero pasquale egli rintraccia la possibilità di un evento che al tempo stesso proclama la salvezza nella storia e costringe a cambiare le categorie con le quali si pensa il divino.
Con Gesù Cristo e i diritti umani. Per un’etica della dignità, Carmelo Dotolo mostra come il cammino dell’umanità viene sostenuto dalla rivoluzione etica e culturale operata dal modo con cui Gesù ha coltivato l’umano, proprio a partire dal primato della dignità di ogni persona, quel primato che risalta nella Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) e che sostanzia la possibilità di una comunità di destino. La rilettura del simbolo cristiano aiuta a riscoprire la figura di Gesù di Nazareth, il cui stile abilita il cristianesimo a cooperare ad un clima dove diritti e doveri siano condivisi nella loro radicalità.
Nel volume dal titolo La forma del Credo. La redazione del simbolo cristiano Antonio Ballarò esplora, con questo suo studio dedicato alla struttura e il significato del Credo, come questo sia stato ricevuto, formulato e trasmesso nella tradizione cristiana, sottolineando il suo ruolo non solo come testo dogmatico, ma come atto comunitario di fede.
Credo in Dio, fonte di vita. Una fede ecologica s’intitola, infine, il libro di Simone Morandini, nel quale si indaga il legame tra Dio, creazione e responsabilità umana, mostrando come la fede cristiana possa ispirare un impegno attivo per la tutela del creato. Il volume si muove tra Scrittura, teologia e riflessione ecumenica, con uno sguardo attento alla contemporaneità. «Non possiamo pensare la creazione come un evento relegato al passato – scrive Morandini – ma come un processo continuo, in cui siamo chiamati a essere cooperatori con Dio per il bene del mondo».
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