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Montegrazie e i miracoli di San Giacomo Maggiore

DI GIANLUCA ROBBIONE

La terza tappa della “Via della Costa” nella diocesi di Albenga-Imperia è un luogo assai suggestivo: il santuario di Nostra Signora delle Grazie a Montegrazie. Dalla chiesa di San Martino di Torrazza si risale la colla per discendere poi nei pressi dell’abitato di Caramagna Soprana; poco distante si imbocca strada Ciosa e, tornando a salire, prima su strada asfaltata e poi su un sentiero immerso negli olivi, si giunge nel piazzale del noto santuario, dove arte, devozione e pellegrinaggio si mescolano da secoli. Lo racconta, con passione e competenza, Giovanni Vassallo, presidente dell’“Associazione Amici del Santuario di Montegrazie OdV”. «Questo luogo ha origini antiche», esordisce Giovanni, «certamente medievali: nel XIV sec. una torre con cisterna, visibile alla base del campanile, permetteva ai viandanti di ristorarsi, oltre a servire probabilmente come struttura per segnalazioni luminose a scopo difensivo». Il complesso è formato da due edifici distinti: il primo, il più piccolo, è l’originario santuario del XIV sec, sorto sul luogo dell’apparizione mariana a una pastorella sorda; il secondo è la chiesa principale, dalla curata architettura tardo gotica, e risale alla metà del XV sec. (sul portale è riportata la data 1450), edificata anche per impulso dell’ordine francescano che si insediò in quel periodo nella vicina Porto Maurizio, dopo la predicazione in questa zona di san Bernardino da Siena.

L’interno conserva affreschi eseguiti tra la seconda metà del XV sec. e la prima metà del XVII sec. e i più antichi, da osservare con attenzione per via della “gustosa” vivacità popolare, sono opera dei fratelli Biazaci da Busca, dei Guido da Ranzo e di Gabriele Della Cella; proprio quest’ultimo ha dipinto l’abside destra con i miracoli di San Giacomo Maggiore, riportando in scene espressive, seppur un po’ ingenue, le storie più famose dell’apostolo. Spiega Giovanni: «Il Della Cella, che si firma su una colonna, dipinge nel 1498 due miracoli: quello dell’impiccato, accusato ingiustamente e poi resuscitato, e quello detto “dei trenta Lorenesi”; in più vi è la rappresentazione del cosiddetto “Santiago Matamoros”, cioè san Giacomo nelle vesti di “uccisore di Mori”. Queste immagini sono chiaramente legate alla presenza costante di pellegrini, che qui trovavano concreto conforto sia fisico, sia spirituale». Il santuario di Montegrazie merita di essere visitato con attenzione e curiosità; solo dopo aver fatto ciò, ci si può muovere verso la meta successiva.

Montegrazie, la via che porta al Santuario

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