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«Il lavoro è un’emergenza nazionale»

MIMMO MUOLO

ROMA

Lavoro che manca: «Un’emergenza nazionale». Lavoro che c’è e che – si auspica – potrebbe esserci sempre più, ma con il contributo di tutti e «senza dannosi scaricabarile». Lavoro che in futuro cambierà. Sicuramente però, oggi e ancor più domani, il lavoro è e resterà centrale nell’esistenza degli uomini e delle donne, «non può essere ridotto alla sola, pur importante, dimensione economica» e sempre più sarà «associato al senso della vita». Perché, come insegna il Papa, è «questione di dignità». Lo scrive la Commissione episcopale per i problemi sociali nel Messaggio per il 1° maggio che Avvenire pubblica integralmente in questa stessa pagina e che ieri è stato presentato in una conferenza stampa (in cui si è parlato anche di Alitalia e polemiche contro i migranti, come riferiamo a parte), cui hanno preso parte il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, l’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro e il direttore generale di Federcasse Sergio Gatti, rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitato organizzatore delle Settimane sociali, insieme con il direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale sociale, don Fabiano Longoni.

Un testo quello dei vescovi che, come è stato spiegato, fa parte del percorso di avvicinamento alla prossima Settimana sociale in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre e che avrà al centro proprio la questione lavoro. Perciò, sia Galantino che Santoro hanno sottolineato come «al di là dei numeri» drammatici sulla disoccupazione, «sono le vite concrete delle persone che devono stare a cuore a tutti noi». «Dietro la mancanza di lavoro ci sono uomini e donne che sperimentano la mancanza di dignità e di giustizia nei loro confronti », ha sottolineato il segretario generale della Cei. Per dare risposte concrete a queste persone bisogna da un lato «evitare la logica diabolica della finanziarizzazione che rischia di non far avvertire la drammaticità del problema», riducendo il lavoro a uno dei modi marginali di produzione del reddito. Dall’altro «non bisogna giocare allo scaricabarile. O ci si mette insieme, governo, imprese e società civile, o si rischia di perdere l’ennesima occasione ». Quello del lavoro, infatti, è un tema sul quale si gioca non solo il futuro dei singoli, ma anche «la tenuta etica e sociale e della nostra nazione». Parole che sembrano prontamente raccolte dal premier, Paolo Gentiloni, il quale in visita nel Sannio ha ricordato: «Abbiamo come priorità ossessiva il lavoro e in particolare il lavoro per i giovani». Monsignor Santoro a sua volta conferma. «Nel mio cassetto ho accumulato in breve tempo 200 curriculum di giovani che non riescono a trovare occupazione. E una mamma, disperata, mi ha detto che il figlio è fortemente tentato di darsi allo spaccio della droga, che gli assicura in poco tempo forti guadagni». Nel capoluogo jonico, inoltre, non ci sono solo le file di quanti chiedono lavoro, ma anche quelle di chi per lavoro si ammala, a causa dell’inquinamento. «Ho dovuto fare diversi funerali », ha detto con profondo dolore il presule.

Ecco perché il presidente delle Settimane sociali ha rimarcato l’importanza dell’ormai prossimo appuntamento di Cagliari. Le «ferite aperte» dovute a «violazioni, incidenti mortali, sfruttamento illegalità». Il precariato «nelle sue varie forme di insicurezza, di lavoro nero, di caporalato, agromafie ed ecomafie». L’estensione «dell’area della povertà», legata alla crisi e alla conseguente perdita di posti di lavoro. «Tuttavia – ha fatto notare Santoro – nella Settimana sociale non vogliamo limitarci alle lamentazioni, ma proporre buone pratiche come il Progetto Policoro, con i suoi venti anni di esperienza, mettere a fuoco i problemi (lavoro femminile e sue implicazioni sulla vita familiare, la distanza tra scuola e lavoro) e proporre alcune soluzioni, avendo come punti di riferimento la Costituzione italiana e il magistero di papa Francesco, proponendo il Vangelo che in un contesto di 'economia che uccide' va totalmente controcorrente».

Sergio Gatti ha riassunto il tutto con una 'formula': «Stiamo vivendo delle res novae come al tempo di Leone XIII. Con umiltà, ma anche in maniera incisiva dobbiamo provare a generare stimoli di cambiamenti a tutti i livelli, mettendo in atto processi emulative». In sostanza bisogna essere sempre più «cercatori di lavoro», soprattutto in epoca di “industria 4.0” che grazie alle tecnologie avanzate potrà avere effetti benefici sull’ambiente. «Ma sarà anche umanizzante?», chiedono i vescovi. È una delle sfide alle quali bisognerà rispondere.

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I vescovi italiani si avvicinano alla Settimana sociale di ottobre a Cagliari Santoro: «Nel mio cassetto accumulo curriculum di giovani che non trovano un posto»

Un momento della conferenza stampa di ieri, in cui è stato presentato il Messaggio per il 1° maggio

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