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Monza, nasce una nuova Rsa nel segno della sfida solidale

PIERFRANCO

REDAELLI

Nelle parole dell’Arcivescovo Mario Delpini : «Abbiamo bisogno di visionari, Monza e la Brianza necessitano di nuove visioni intelligenti e profetiche capaci di suscitare consensi, di persone creative e competenti capaci di progettare, trovare risorse e realizzare progetti concreti che rispondano alle diverse necessità dei cittadini». Tutto questo è oggi presente nella “Residenza 20” la struttura inaugurata ieri negli spazi della cittadella della solidarietà monzese, la residenza San Pietro. È il dg de “La Meridiana”, la cooperativa che fa muovere la Rsa, l’Hospice, gli “Alloggi protetti”, il “Paese Ritrovato”, Fulvio Sanvito, a spiegare il numero: venti sono i posti letto della struttura inseriti in 10 camere con ogni comfort, progettate per ospitare altrettante persone che improvvisamente si ritrovano a necessitare di una assistenza, di maggiori cure per la perdita temporanea delle autonomie, sollevando in tal modo famiglie e strutture ospedaliere da problemi quasi sempre insuperabili; venti sono i giorni di degenza che possono arrivare anche a 60, in un’area di 770 mq, con spazi di vita comune, ambulatori, dove le nuove tecnologie accompagnano nel rispetto della privacy tutti i pazienti; 20 infine sono ad oggi le strutture socio sanitarie gestite da La Meridiana. Don Sergio Didonè presidente dell’Opera Diocesana San Vincenzo, proprietario dell’intero immobile, si è soffermato sui 124 anni di presenza di questa realtà, fondata il 18 aprile 1901 dall’allora Cardinal Andrea Carlo Ferrari in locali limitrofi alla stazione centrale di Milano per «ragazzi e ragazze affetti di insufficienza mentale, da anomalie di carattere, prive di famiglie o dei quali i genitori non possono occuparsi, in quello che era l’Istituto San Vincenzo». Nel 1903 monsignor Luigi Casanova acquista villa “Fraschini” poi casa San Gerardo per le ragazze con problemi in quello che era la zona il “Rondò” di Monza. Solo più tardi la struttura diventa residenza San Pietro in ricordo di don Pietro Cassaghi, il rettore che ha segnato la storia di questa casa monzese, che fra il 1901 e il 1956, ha ospitato 5564 giovani di questi 2034 ragazze. Don Didonè si è soffermato sulla presenza degli arcivescovi, ha ringraziato il suo predecessore mons. Antonio Baroni, ha riconosciuto l’intuito del presidente attuale Roberto Mauri di Paolo Villa e Mario Biassoni. «Oggi la residenza San Pietro – ha concluso don Didonè – è fiore all’occhiello dell’Opera Diocesana istituto San Vincenzo, tra i più qualificati centri di riscatto socio assistenziale a livello nazionale, capace come è stato negli anni 800/900 di risolvere problemi, che lo Stato, allora come oggi, non risolve. È il volto di una comunità cristiana che grazie allo Spirito Santo con il dono di Dio sa anticipare i tempi». Il presidente Roberto Mauri non ha nascosto il problema dei costi, ma si è detto certo che «la Brianza ancora una volta saprà farsi carico di questa nuova struttura che è in grado di fornire agli ospiti tutti gli ausili, le cure per far vivere loro una vita autonoma, in attesa dell’efficienza nella propria casa, evitando di essere ricoverati in una Rsa». Il sindaco Paolo Pilotto ha messo in rilievo come «le comunità religiose sanno anticipare i tempi».

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BRIANZA

Presente anche l’arcivescovo Mario Delpini: abbiamo bisogno di visionari intelligenti e profetici per trovare le strade che rispondano alle esigenze dei cittadini Don Didoné: noi volto di una comunità capace di anticipare i tempi La “Residenza 20” ospiterà le persone che hanno bisogno di essere aiutate a ritrovare la propria autonomia

Delpini all’inaugurazione della Residenza 20

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